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Scrittura inclusiva e linguaggio inclusivo di genere nelle lingue europee

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Un passo avanti verso una comunicazione equa

In questi ultimi anni si parla tantissimo di gender equality e inclusività, ma come risponde la lingua scritta e come rispondono i vari Paesi a questa nuova esigenza comunicativa?
Cos’è la scrittura inclusiva?

La scrittura inclusiva è un approccio linguistico volto a eliminare le differenze di genere nella comunicazione scritta. Il principio alla base di questo concetto è la “volontà di rompere qualunque eventuale asimmetria che distingua il riferimento ai due generi, maschile e femminile, intesa come discriminazione” (Accademia della Crusca)
Il linguaggio ha un impatto significativo sulla nostra percezione del mondo e sulle relazioni sociali, pertanto utilizzare una scrittura inclusiva significa adottare un linguaggio che rifletta la diversità e rispetti le identità di tutte le persone, evitando discriminazioni e stereotipi.
Il primo passo verso questa “rivoluzione” risiede certamente nell’eliminazione del genere neutro: moltissime lingue fanno uso del genere maschile come passe-partout, escludendo implicitamente le donne e le persone di altre identità di genere.
Per affrontare questo problema, la scrittura inclusiva propone l’uso di espressioni che siano inclusive di tutte le identità di genere. Ad esempio, si possono utilizzare forme alternative come l’asterisco o la schwa.
“Tutti” riferito a un gruppo di genere misto non si dovrebbe più utilizzare.
Vedremo quindi tutt* o tuttə
Attenzione però! La stessa Accademia della Crusca vieta l’utilizzo di queste forme alternative nella lingua giuridica:
[…] lo strumento migliore per cui si sentano rappresentati tutti i generi e gli orientamenti continua a essere il maschile plurale non marcato, purché si abbia la consapevolezza di quello che effettivamente è: un modo di includere e non di prevaricare. ( http://tinyurl.com/whd2v7zj )
Si promuove anche l’utilizzo di espressioni inclusive quali nomi collettivi non identificativi del genere: non utilizzeremo quindi uomini, ma persone, non parleremo di marito e moglie ma di coniugi o partner.
La cosa certa è l’esigenza di adattarsi alla società moderna e di un allenamento costante all’applicazione di queste linee guida.

Come si approcciano gli altri Paesi e le altre lingue al problema del linguaggio inclusivo di genere?
In inglese dove i nomi di per sé non sono declinati, il problema era legato sostanzialmente ai pronomi. Per ovviare è stato adottato il they singolare, abbandonando anche la classica soluzione he/she, his/her. Questa soluzione non solo permette di superare il problema di distinzione maschile/femminile, ma proprio per la sua assoluta neutralità include anche chi non si riconosce in nessuno dei due generi.
Una curiosità: Nel 2019, il singular they è stato accettato e inserito nel Merriam-Webster, uno dei più celebri dizionari di lingua inglese, ed è stato dichiarato Parola dell’anno 2019

La Spagna, pioniera a livello europeo sulla gender equality, ha trovato una soluzione che funziona bene: in spagnolo si utilizza la lettera “e” invece della declinazione di genere. Vediamo quindi accanto ai classici todo(s) o toda(s), l’utilizzo di “tode”, “todes” per il genere indefinito.

Anche il tedesco ha cercato un modo di esprimere un genere indefinito: si utilizza sempre l’asterisco, che però viene impiegato spesso tra la radice maschile e il suffisso femminile “-in-“; ad esempio “Kollegen” vuol dire “colleghi”, “Kolleginnen” vuol dire “colleghe” e “Kolleg*innen” è stato introdotto per “colleghi/e”. Alcuni utilizzano l’underscore (_) o i due punti invece dell’asterisco.

Per il francese, il linguaggio inclusivo di genere aggiunge la desinenza femminile a un sostantivo, in modo che la forma maschile non rappresenti sia il maschile che il femminile, ma entrambi i generi. Ad esempio: “président.e.s” (presidente), “sénateur.rice.s” (senatori) e “cher-e-s lecteur-rice-s” (caro lettore). Inoltre viene utilizzato “iel” per sostituire i pronomi “il” ed “elle” – o “lui” e “lei” e “celleux”, usato sia per “celles” che per “ceux” – ovvero “quelli”. Tuttavia, a fine ottobre 2023 lo stesso Presidente Macron ha caldamente invitato la Francia e i suoi cittadini a rifiutare l’utilizzo di questa scrittura.

La scrittura inclusiva è un passo importante verso una comunicazione più equa e rispettosa delle diverse identità presenti nella società. Adottare questa pratica non solo contribuisce a una maggiore inclusione, ma anche a una consapevolezza critica del potere delle parole nel plasmare le nostre percezioni e relazioni. In un mondo sempre più diversificato, la scrittura inclusiva diventa uno strumento fondamentale per costruire ponti e promuovere la comprensione reciproca.

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